Storia

Carloforte durante l'età moderna

dopo la fine del Medioevo, Carloforte rimase disabitata fino al 1738, quando giunsero dei coloni liguri provenienti dall'isola tunisina di Tabarka. Nel 1770 oltre novecento persone furono rapite da pirati provenienti dalla costa nordafricana e vennero liberati dietro pagamento di un riscatto

Il comune di Carloforte, sull’isola di San Pietro, è entrato nell’età moderna in uno stato tutt’altro che florido. Da ciò che si evince dal libro De Insulis Sardiniae adiacentibus, scritto dallo storico Ioannis Francisci Farae fra il 1580 e il 1590, pare che l’intera isola fosse disabitata e che vi pascolassero capre e maiali allo stato selvatico. La situazione cambiò radicalmente quando, nella prima metà del XVIII secolo, a San Pietro sbarcarono dei nuovi coloni.

Per Carloforte, il 1738 è una data spartiacque: in tale anno ci fu l’arrivo di coloni liguri di origine pegliese provenienti da Tabarka, isola vicina alla costa tunisina, dove erano soliti pescare corallo e dedicarsi al commercio. Re Carlo Emanuele III di Savoia concesse ai tabarchini un posto ove continuare il loro commercio di spezie e stoffe: l’isola degli Sparvieri, oggi nota come San Pietro. I primi anni furono durissimi per i coloni, alle prese con un territorio colmo di aree insalubri e con le conseguenti epidemie.

La situazione migliorò lentamente grazie alle bonifiche tanto che nel 1770 un altro gruppo di coloni tabarchini sbarcò sulla vicina isola di Sant’Antioco, ma le cose non rimasero quiete a lungo. Nel 1798 Carloforte subì una violenta incursione ad opera di pirati giunti dalla costa nordafricana: oltre novecento abitanti furono catturati e tenuti a Tunisi per anni fino a quando non vennero liberati dietro pagamento di una somma ingente da parte di re Carlo Emanuele IV di Savoia.

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