Storia

Isola di San Pietro: dalla Storia Antica a quella Moderna

Fenici, Greci e Romani a Carloforte

Successivamente agli insediamenti umani di epoca nuragica, l’isola di San Pietro fu colonizzata dai Fenici che la chiamarono "Inosim”, quindi dai Greci che la nominarono «Ieracon nesos», infine dai Romani, e per loro era l’«Insula Accipitrum», l’isola degli avvoltoi. Le frequentazioni dei fenici e molto più tardi dei romani hanno lasciato sull'isola le vestigia antiche di queste culture, specialmente tombe, analoghe a quelle della contigua isola di Sant'Antioco e della costa sarda del Sulcis. Del tempo dei Romani resta anche il nome, San Pietro, perchè si narra che l’apostolo Pietro diretto a Roma in nave, avrebbe avrebbe fatto naufragio sull’isola.

Il medioevo a Carloforte

La prima testimonianza scritta di un monumento antico nell’isola di San Pietro, riguarda la medioevale chiesetta dei Nuovi Innocenti, in località Fontane. La chiesetta fu eretta a seguito di un tragico avvenimento: nell’anno 1212 nel Mediterraneo ci fu una gigantesca tratta di bambini, si parla di 300.000 mila innocenti che furono imbarcati in varie navi e deportati per essere venduti come schiavi ai principi saraceni. Sette grandi navi giunsero verso l’isola di San Pietro, presso la rupe che viene chiamata del Recluso e, scoppiata una tempesta, due di esse colarono a picco: tutti i bambini su quelle navi annegarono. Per ricordare questo tragico evento, pochi anni dopo Papa Gregorio IX fece erigere in quell’isola la chiesa dei Nuovi Innocenti e introdusse dodici prebendari incaritati della sua gestione.

Età moderna

Dal libro De Insulis Sardiniae adiacentibus, scritto dallo storico Ioannis Francisci Farae fra il 1580 e il 1590, si apprende che nell’età moderna l’isola di San Pietro era di nuovo disabitata. Scrive infatti il Fara che l’isola: «Un tempo era abitata, come testimoniano un tempietto ivi costruito ed altri antichi monumenti, ma ora giace deserta e vi si trova un gran numero di capre, maiali selvatici e conigli di eccezionale dimensione. Il suo porto, chiamato Spalmatore, assai capace e ben protetto dalle tempeste, è però frequentato dai pirati».

Testimonianze, queste, che ci permettono di vivere la storia di questo territorio che ancora oggi, dopo secoli di vicissitudini, continua a perpetrarsi nella memoria degli abitanti, trasmettendosi di generazione in generazione.

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