La tradizione cantieristica di Carloforte

Tra le importanti eredità lasciate a Carloforte dai coloni Tabarchini, vi è sicuramente la cantieristica navale, che ancora oggi rappresenta per Carloforte un importante legame con il passato. Tra i primi coloni liguri provenienti da Tabarca e giunti sull'isola di San Pietro c'erano infatti anche due famosi maestri d'ascia, Giuseppe e Giovanni Damele, che anche nella nuova colonia portarono avanti il mestiere esercitato per lunghi anni a Tabarka. Furono proprio i loro insegnamenti a formare una classe di artigiani specializzati, che divennero maestri d'ascia, ossia lo strumento utilizzato dai maestri dei cantieri di carpenteria navale che vi sagomavano i legni per la costruzione delle imbarcazioni, e che a loro volta contribuirono a dare impulso alle costruzioni navali.

Ma fu nel 1810, grazie all'iniziativa del trapanese Gaspare Gavassino che in quello che non era ancora un vero e proprio porto (il porto di Carloforte fu inaugurato solo nel 1926) nacque il primo cantiere navale dell'Isola. Da quel momento, fino alla seconda guerra mondiale, la cantieristica di Carloforte non attraversò mai periodi di crisi. Già prima del Novecento le bilancelle e le carlofortine, classiche imbarcazioni costruite proprio nei cantieri dell'isola, trasportavano merci di ogni genere in tutto il mar Mediterraneo. Nel 1872 i cantieri di Carloforte furono addirittura gli unici dell'intera Sardegna a ricevere commesse.

Nonostante una consistente flessione dovuta all'impiego della vetroresina nautica, ancora oggi a Carloforte sono presenti due degli otto cantieri che si contavano nel corso della prima metà del Novecento, e nei quali giovani maestri d'ascia portano avanti l'antica tradizione della cantieristica navale. Una tradizione che si riscontra soprattutto nella metodologia di lavoro, che va dalla scelta del legname, sempre accuratissima, all'intera costruzione, che viene eseguita in ogni fase con la cura e la precisione tipiche della produzione artigianale.